Dopo l’incendio del campo, quali le prospettive per la comunità rom di Barra. Ai bambini chi ci pensa?

Gli incendi dei campi rom di Scampia, Barra e Casoria avvenuti in questo mese, sono l’ennesima testimonianza di una situazione che deve farci riflettere sulla condizione dei campi e sull’incapacità dell’amministrazione di dare risposte adeguate all’esigenze abitative dei Rom a Napoli.

Per quanto riguarda Barra, al momento dell’incendio, delle 50 famiglie che dal 2007 vivono nel campo, ne erano presenti 36. Si tratta di 136 persone che in piena notte, con i propri figli impauriti, sono scappate dalle loro abitazioni in fiamme.  Sostenute immediatamente dalle associazioni del territorio e dalla Caritas, 20 famiglie sono state trasferite alla ex scuola Deledda a Soccavo, da dove una parte è andata subito via perché scoraggiata dalle discutibili modalità con cui è stata accolta. Al momento la situazione vede solo 10 famiglie alla Deledda; le altre 26 si sono disperse in città, andando ad ingrossare gli altri campi le cui già precarie condizioni, in virtù dell’ulteriore affollamento, sono al limite della vivibilità.                                                         Da questi fatti emergono i nodi di una situazione che si ripete ormai da troppi anni e che per quanto riguarda Barra, ci preoccupa fortemente: la sorte delle 36 famiglie che erano nel campo al momento dell’incendio, di quelle che ritorneranno dalla Romania dove si erano recate per ritrovare i propri affetti e la scolarizzazione dei 50 bambini i ragazzi rom che nell’anno scolastico 2020/21 hanno frequentato la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado  presso il 69° Circolo didattico S. Barbato e  l’IC Giulio Rodinò a Barra. Cinquanta alunni che, tra Didattica a distanza, Didattica Solidale e in presenza, hanno fatto registrare una frequenza scolastica tra le più alte fra le comunità rom a Napoli, un dato che ha la sua importanza nell’ambito della decennale sperimentazione del progetto di inclusione scolastica del Comune di Napoli e successivamente anche del PON Inclusione, gestito a Barra dalla N:EA,  che nel tempo,  ha assicurato più frequenza scolastica e formazione  e ridotto il coinvolgimento dei bambini nelle strategie economiche della famiglia rom: mendicità, raccolta di indumenti e altro. Un dato significativo di contrasto della dispersione scolastica degli alunni rom nella VI Municipalità, reso possibile dall’impegno della N:EA che in questi ultimi 2 anni scolastici,  in piena pandemia e anche a progetto scaduto (marzo 2021), ha continuato a garantire il proprio impegno nel campo rafforzata dalla collaborazione con la Caritas e dall’adesione alla rete di associazioni che operano nel Centro Educativo Ciro Colonna. E’ in questo Centro infatti che i minori rom di Barra ma anche quelli di Ponticelli che frequentano l’IC Bordiga, hanno partecipato alla didattica solidale e insieme a tanti ragazzi e giovani del territorio, hanno trovato spazi di accoglienza, di educazione e di scambio. E’ in questo Centro che, subito dopo l’incendio del campo, 36 famiglie rom sono state accolte, incoraggiate e ristorate dalla rete di associazioni del territorio e di quello limitrofo, sostegno che è continuato anche presso la scuola Deledda, esprimendo in tal modo una solidarietà che va ben oltre le discutibili e inutili “colazioni solidali”

Una rete che non lascia ombra di dubbio sulla sua efficacia nel dare risposte ai bisogni di inclusione di chi vive in condizioni di disagio sociale; una rete il cui compatto coinvolgimento in questi giorni rispetto a quanto accaduto, testimonia i legami che la comunità rom ha saputo intrecciare con il territorio confermati anche dalle numerose richieste giunte per sapere “se erano i nostri bambini quelli coinvolti nell’incendio” e dalle offerte di aiuto.

Affrontata l’emergenza incendio, restano in piedi i numerosi interrogativi sul domani di queste famiglie, sui loro diritti ad un alloggio e all’istruzione dei loro figli così come previsto dalla nostra Costituzione e dalla Strategia Nazionale per l’inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti.

Questo significa che va garantita al più presto una sistemazione dignitosa alla comunità rom che fino ad ieri viveva e lavorava nel quartiere di Barra dove aveva costruito le sue relazioni e mandava, anche se fra mille contraddizioni, i bambini a scuola dove hanno sperimentato relazioni significative e pratiche educative innovative e dove abbiamo registrato storie di cambiamento della comunità locale (docenti, personale ATA, genitori) che testimoniano l’incisività del nostro intervento.

A settembre questi bambini rischiano di non ritornare più nelle loro scuole se non si interviene tempestivamente, alimentando così il pericolo che tornino per strada a mendicare o a delinquere; per questo l’associazione N:EA che da circa 20 anni lavora con le comunità rom della VI Municipalità occupandosi principalmente  della scolarizzazione dei minori, chiede

  • Che vengano individuate soluzioni immediate per le famiglie rom che hanno perso la casa e per il ritorno a scuola nel mese di settembre dei circa 50 bambini e ragazzi che andavano a scuola
  • che venga data concretezza al Piano di Azione Locale del Comune di Napoli che, per quanto riguarda la casa per le persone rom, vede tra i suoi obiettivi il “Superamento del grave disagio abitativo”
  • che la tragedia che ha colpito la comunità rom di Barra così come quella di Scampia e Casoria si trasformi in un’occasione per stabilire un patto di collaborazione fra loro e l’ente comunale; un patto che attraverso impegni reciproci tra cui la responsabilizzazione dei rom rispetto alle proprie funzioni genitoriali, soprattutto per quel che riguarda la scuola e la salute dei minori, le conduca fuori dall’emergenza verso una piena inclusione sociale. Favorire l’empowerment delle famiglie rom può contribuire fortemente al contrasto della dispersione scolastica dei loro figli perché questa si annida in condizioni familiari insostenibili.

 

N:EA (Napoli:Europa Africa)

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