Sugli avvenimenti di Gianturco: storie di sgomberi e di vite spezzate

In data 22 marzo 2016, alcuni abitanti della comunità rom di via delle Brecce nel quartiere di Gianturco si sono visti recapitare un decreto di sequestro delle due aree in cui risiedono da una decina d’anni. A tale provvedimento, emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli, seguirà lo sgombero delle persone e delle cose che vi sussistono entro un mese dalla notifica.

Si tratta di 1400 persone, di cui 400 minori. Il Comune ha messo a disposizione un’area attrezzata, con fogne corrente elettrica e roulotte, per 350/400 persone. Il criterio per scegliere chi avrà il diritto di trasferirsi lì non è chiaro, è stato chiesto infatti alle associazioni che lavorano con quel campo di dare una mano in questa che, di fatto, è un’esclusione organizzata.

Giovedì 7 aprile la comunità di via delle Brecce è, dunque, scesa in piazza: quello che rivendicano è, da un lato, una proroga dello sgombero almeno fino alla chiusura dell’anno scolastico, per consentire ai minori iscritti a scuola di terminare il percorso di studi senza traumi; dall’altro, chiedono un tavolo di progettazione condivisa e partecipata tra istituzioni, comunità rom e associazioni e comitati di quartiere, al fine di affrontare in termini complessivi la questione dell’abitare, uscendo dall’ormai vecchia e stantia politica dell’emergenza.

In questo scenario di grave attacco, discriminazione e criminalizzazione delle comunità rom a Napoli e in tutta la Campania, la ‘N:EA – Napoli: Europa Africa’ esprime solidarietà totale alle popolazioni coinvolte dalla barbarie di questo ennesimo sgombero, fa proprio lo slogan che in questi giorni è stato portato in piazza “Nessuno escluso” e caldeggia ancora una volta la costituzione di un tavolo di progettazione condivisa e partecipata sui temi dell’abitare.

La N:EA lavora da molti anni sul territorio e in particolare con le comunità rom: ha sempre proposto, in sedi ufficiali e non, la creazione di tavoli di lavoro per trovare alternative valide alle indegne situazioni abitative in cui le comunità rom sono costrette a vivere. Ma tutte queste proposte non sono mai state seguite da concreti incontri e concrete azioni da parte delle istituzioni di riferimento.

È nostra opinione che accampamenti come quelli di Gianturco debbano essere sgomberati, per le condizioni igienico-sanitarie, per la precarietà delle infrastrutture e delle abitazioni, per questioni ambientali. Allo stesso tempo, non possiamo che sottolineare e condannare la barbarie e la possibile tragedia umana e sociale verso cui ci avviamo perché, se è vero che situazioni di degrado sono da scongiurare ed eliminare, è anche vero che la città e l’amministrazione hanno il dovere politico, umano e sociale di dare una risposta a queste persone: un provvedimento che mette in strada 1000 persone non può essere chiamato soluzione.